Lunedì 4 febbraio 2019.
Abbiamo appuntamento con Thomas alle 8:15 al molo del paese. Thomas è un capitano che fa tours in barca per vedere i delfini.
A quell'ora, la marea è bassa. Il golfo tra noi e il molo è letteralmente in secca, lo attraversiamo a piedi. Mentre aspettiamo Thomas con la sua barca, conosciamo un'altro Thomas, un 71enne sprint newyorkese. Anche lui ha appuntamento con Thomas al molo.
Thomas arriva. Ci imbarchiamo.
Si narra che la barca di Thomas abbia una storia. Si dice che Thomas l'abbia fatta tirar su dal fondale e che l'abbia restaurata con le sue mani.
Mentre ci avviciniamo al branco di delfini intravvediamo una manta e molte piccole meduse attaccate l'una all'altra. Scorgiamo anche un piccolo serpente d'acqua.
Finalmente raggiungiamo un branco di delfini. Non sembrano infastiditi dalla nostra presenza, anzi ci inseguono e giocano saltando fuori dall'acqua. Ci arrampichiamo sul tetto della barca per avere una visuale migliore. I delfini sono a decine. Dopodiché Thomas ci porta in un luogo lungo la costa dove si va a fare snorkeling. Si tratta una piccola barriera corallina vicina alla scogliera. Una delle particolarità di questo posto è la forte corrente. Senza nuotare, ci si sposta velocemente e non si riesce a nuotare contro corrente.
Mentre siamo in acqua, Olivia vede una razza. La quale sparisce prima che potessimo raggiungerla. Poco dopo, sempre dall'acqua vediamo dei coati sulla spiaggia e per concludere la fermata di snorkeling Mirco vede una grande stella marina proprio sotto la barca.
È già ora di rientrare, ma prima di tornare al molo Thomas si ferma alla barca della figlia di Thomas il newyorkese che vive in barca per scaricare Thomas. Thomas si ferma a lasciare Thomas insomma.
Thomas, il capitano è una ex-guida turistica, che all'età di 45 anni ha deciso di vendere la sua agenzia, comprare un hotel e fare il capitano di questa barca. Ci spiega che la cosa più importante che abbiamo è il tempo e che ognuno deve decidere saggiamente cosa farne.
Salutiamo Thomas, il capitano, torniamo alla nostra macchina. Questa volta la marea è alta e quindi attraversiamo a nuoto lo stesso golfo che qualche ora prima avevamo attraversato a piedi.
Ci mettiamo in strada e andiamo verso sud, direzione Carate. Ci hanno detto che la strada è molto bella, vogliamo andare a vedere di persona.
Effettivamente la strada era molto bella, abbiamo attraversato qualche fiume e abbiamo anche visto dei pappagalli e un branco di scimmie urlatrici.
Arriviamo alla spiaggia di Carate poco dopo il tramonto. Non c'è nessuno, siamo solo noi. Ne approfittiamo per fare un falò in riva all'oceano. Le foglie di palma bruciano meravigliosamente.
Il tempo passa, ma tra il tramonto ed il falò non ci facciamo caso. Diventa buio e dobbiamo ancora rifarci tutta la strada sterrata fino a Puerto Jiménez (circa due ore) e poi continuare ancora fino a Uvita (altre due ore).
Lungo il tragitto, mentre Luca era al volante, quasi investiamo un formichiere suicida che attraversa la strada proprio davanti a noi.
Torniamo a Uvita perché l'unico modo per passare dalla costa pacifica alla costa caraibica è tornare tutto su fino quasi San José, più a sud non ci sono strade che tagliano di la. Verso le 23.00 finalmente arriviamo all'ostello Cascada Verde che già conosciamo. Ci fermiamo giusto per dormire, domani mattina si continua la traversata della Costa Rica.
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