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Mirco

San José - Quepos

Aggiornamento: 14 apr 2019

Domenica 20 gennaio 2019.


Dovendo aspettare un paio di giorni l'arrivo di Luca in Costa Rica, trattenuto a casa dagli esami, decidiamo di iniziare a girare il paese.


Sveglia alle 5:00. Dopo un malinteso con un Uber prendiamo un taxi che molto gentilmente commette decine di infrazioni stradali tra semafori rossi bruciati e limiti di velocità dimenticati per non farci perdere il bus. Clacsona perfino alla polizia per lasciarlo passare. Gliene siamo grati.


Riusciamo a prendere il bus e dopo tre ore e mezza siamo a Quepos, sulla costa pacifica del paese.


Quepos Manuel Antonio Costa Rica
Quepos

Data la nostra scarsa preparazione non sapevamo se scendere a Quepos o alla fermata successiva (la più comune tra i turisti). Chiediamo all'autista e ad alcune persone presenti se conoscono la nostra destinazione, ovvero il Miguel Surf Camp nel Cocal. Tutti ci consigliano di rimanere sul bus. Ma la testardaggine di Olivia la spinge a chiedere una condivisione di internet sul suo cellulare e dopo una breve ricerca... scendiamo.


Sperduti a Quepos chiediamo informazioni su come raggiungere El Cocal. Inizialmente ci sconsigliano di andarci a piedi data la pericolosità della zona da attraversare e ci spiegano che la nostra destinazione si trova su una penisola raggiungibile solamente attraverso un mini traghetto e che quella penisola è il quartiere meno raccomandabile della zona. Olé. Poi, una gentile cameriera ci spiega quali strade evitare. Così con i nostri zaini giganti ci incamminiamo, sospettosi di ogni movimento.


Ad un certo punto, il primo incontro inaspettato: un iguana fa capolino dalla scogliera! Qualche foto e continuiamo.


Lasciando il centro di Quepos capiamo perché ci avevano sconsigliato di passare da quelle strade. Un piccolo quartiere povero, con case costruite un po' alla buona e altre abbandonate, sporco e con qualche cane randagio qua e la. Lo dobbiamo attraversare per raggiungere il traghetto. Non ci sono turisti in giro, solo noi due, biondi, bianchi come mozzarelle e con zaini giganti, giusto per essere sicuri che tutti capiscano al volo che siamo turisti. Con passo veloce ci addentriamo. Ci guardano. Vediamo in fondo alla strada il piccolo traghetto, qualche macchina e tre persone giusto davanti. Ci fissano. Perché ci fissano? Avranno brutte intenzioni o è semplice curiosità? Vogliono derubarci o vogliono aiutarci?C'è solo un modo per scoprirlo.


Mini traghetto per attraversare il golfo e giungere al Cocal

Continuiamo. Arriviamo, salutiamo. Ci salutano e ci sorridono. Sorriso d'accoglienza o ghigno beffardo? Saliamo sul mini traghetto. Sembra tutto surreale. Vogliamo fare qualche foto, possiamo o ci ruberanno i cellulari? Nel dubbio, prendiamo il rischio. Da una sponda all'altra, ci vuole circa un minuto e 300 colones a testa (50 ct. di euro).


Sbarchiamo al Cocal, il quartiere che pure gli abitanti della zona evitano. È una strada di sabbia che costeggia l'oceano lunga circa un chilometro con case a destra e sinistra.



El Cocal, Quepos, Costa Rica
L'inizio della strada

Allo sbarco c'è un pick-up e dei ragazzi, non hanno l'aria molto simpatica. Scorgiamo la scritta "taxi" con un numero di telefono su un pezzo di cartone appeso. Date le circostanze decidiamo che forse è meglio che due turisti biondi non attraversino quel quartiere a piedi. In più, non sapevamo bene dove si trovasse la nostra destinazione.


Approcciamo quei ragazzi, nella speranza di farci prestare un cellulare per chiamare il taxi. Alla fine, era uno di loro il taxi di picchetto del momento. Non ci fidiamo di lasciare gli zaini nel retro aperto del pick up, quindi stiamo anche noi dietro, all'aperto.


El Cocal Quepos Costa Rica
El Cocal

La strada si rivela essere in pessime condizioni, con fosse profonde e oggetti di ogni genere un po' ovunque. Gli abitanti della zona che ci vedono passare ci guardano. Ci sentiamo al sicuro, iniziamo a pensare che gli sguardi sono di ingenua curiosità.


Arriviamo in fondo alla strada, il taxi ci scarica e ci indica una stradina perpendicolare che porta alla spiaggia. Ci incamminiamo e arriviamo alla spiaggia. Scorgiamo delle amache e una casetta in legno. Nessuna traccia dell'ostello che stiamo cercando.


Miguel Surf Camp Quepos, El Cocal, Costa Rica
L'ultimo tratto a piedi verso l'oceano

Un'uomo ci nota dalla casetta in legno. Ci sorride e ci fa segno di avvicinarci. Ci avviciniamo. "Bienvenidos al Miguel Surf Camp", dice. Siamo arrivati.


Sono Miguel e Pilar, una coppia di costaricani con un bimbo che hanno costruito un casetta in legno a due piani come loro abitazione, reception dell'ostello, magazzino per le tavole da surf, zona comune per gli ospiti, cucina e sala da pranzo. Ci accolgono e ci mostrano la nostra "camera", ovvero un materasso appoggiato su delle palette di legno sulla sabbia e circondato da assi di legno, il tutto abbellito che con delle tendine. Bagno e doccia fredda separati a cielo aperto. Per alcuni, un incubo, per altri, un sogno.


Al centro, la nostra "camera" openair

Lasciamo gli zaini, salutiamo lo scoiattolo sull'albero giusto accanto e partiamo alla scoperta dei dintorni. Andiamo verso la punta della penisola. Arriviamo quasi fino al traghetto da dove siamo arrivati, però passando dalla spiaggia. Ci imbattiamo in centinaia di paguri che camminano in tutte le direzioni sulla sabbia. Ci confrontiamo per la prima volta con la bassa marea, che sulla costa pacifica arriva fino a tre metri di differenza.


Alla punta ci troviamo in una zona della spiaggia molto fangosa. Sprofondiamo fino alle ginocchia. Ne approfittiamo per divertirci un po'.


Mentre torniamo ci godiamo lo splendido tramonto. Dalla costa pacifica si vedono tramonti spettacolari.


Torniamo al Miguel Surf Camp, dove conosciamo una coppia di inglesi che da alcune settimane stavano aiutando Miguel a costruire le "camere" e una giovane coppia di austriaci come noi di passaggio. Facciamo anche la conoscenza di tre cani, tra cui un cucciolo iperattivo un po masochista. Miguel ha poi aperto un cocco appena colto.


Cena, e andiamo a dormire. Domani ci aspetta una giornata avventurosa.


 

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Qualche foto della giornata:


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