Martedì 22 gennaio 2019.
Iniziamo la giornata con due iguane proprio davanti alla nostra porta ("porta", tre pezzi di legno inchiodati insieme). Dopo colazione impacchettiamo tutto e partiamo.
Nel tragitto tra il Miguel Surf Camp e il traghetto conosciamo Felix, nonno in pensione che ci racconta com'è vivere nel Cocal. Asciugandosi il sudore sugli avambracci si lamenta del caldo. Ci fermiamo davanti casa sua e ci presenta la famiglia. Ci invita a stare da lui la prossima volta che torniamo al Cocal.
Oggi dobbiamo incontraci con Luca a San José, quindi decidiamo di prendere un bus presto e fermarci al parco nazionale Carara. Nell'attesa del bus ci posiamo sul lungo mare e poco dopo appare Dylan dicendoci: "lo so che sembro pericoloso, ma non lo sono". Ci racconta i suoi problemi, ci chiede soldi e ci raccomanda da fare attenzione ad un tipo strano poco più in là, il quale ci fa segno chiedendoci se vogliamo dell'erba.
Prendiamo il bus dal terminal di Quepos in direzione di San José con l'obbiettivo di scendere al parco nazionale Carara. Non conoscendo la strada ci affidiamo all'autista, il quale però si dimentica di noi e alla nostra fermata tira dritto. Ci fa scendere tre chilometri dopo, al Crocodile Bridge. Un ponte trafficato dal quale si possono osservare decine di coccodrilli a distanza di sicurezza. Già che siamo lì, ne approfittiamo per ammirarli. Un posteggiatore/venditore di souvenir ci offre di accompagnarci al parco Carara con la sua macchina. Dopo qualche tentativo di accenderla, partiamo. La sua macchina non ha la marmitta, dal rombo sembra un aereo.
Ormai sono quasi le 15, all'entrata del parco ci sconsigliano di entrare. Pagare il biglietto per poi dover uscire dopo solo una ora non vale la pena. Rassegnati, ci spostiamo sul piazzale d'entrata, dove ci imbattiamo in decine di iguane.
Tra le quali vi è un maschio che muovendo la testa su e giù come ad un concerto rap segnala ad altri maschi in zona che quello è il suo territorio. Passiamo un'ora ad osservare e fotografare le iguane. Dopo le iguane scorgiamo anche una coppia di tucani.
Riprendiamo il bus, che fortunatamente è vuoto e molto comodo. Ci porta puntale a San José, più precisamente al terminal Tracopa. Sono quasi le 18, le strade pullulano di gente.
Con gli zaini ingombranti quasi fatichiamo a farci strada. Attraversiamo la città e incontriamo Luca al parco la Merced. Stava diventando buio, meglio lasciare quel parco al più presto.
Con un bus di linea andiamo al Barrio Escalante, dove ci fermiamo al ristorante Aguizotes per cena. Dopodiché ci fermano a giocare a Jenga al beer factory.
Prendiamo un Uber (particolarmente vestito bene) che ci porta da Flory, la signora che ha ospitato Olivia per un mese. Gentilmente ci ospita tutti e tre per questa notte.
Siamo troppo stanchi per organizzare la giornata seguente, andiamo a dormire e rimandiamo tutto a domani.
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