Giovedì 31 gennaio 2019.
Questa mattina ci alziamo con calma, una mantide religiosa in versione cazzuta appostata in bagno ci augura il buongiorno. Poi ci godiamo la colazione in terrazza immersi nella giungla. Ci rendiamo conto che accanto allo stagno oltre la terrazza c'è una pianta di bambù altissima, larghissima e probabilmente anche vecchissima. Tutto qui è enorme, dagli insetti alle piante.
Anche la caviglia di Luca è enorme, è sempre molto gonfia e molto blu. Fortunatamente riesce a camminare, anche se non dovrebbe. Inoltre il tape portato da casa sta finendo.
Prima di incominciare la giornata facciamo visita a Max, il caimano nello stagno dell'ostello.
Prendiamo la macchina e ci spostiamo alla cascata a poche centinaia di metri. La cascata si trova in proprietà privata e i proprietari fanno pagare l'accesso. Non controllano sempre, se si ha fortuna si riesce a entrare senza dover pagare. A noi è andata bene.
Un sentiero di cinque minuti porta ad una piccola pozza alla base di una cascatina. Il punto forte di questo posto è che la cascata è uno scivolo naturale. Ci si arrampica sulla roccia fino in cima alla cascata per poi scivolare giù per una decina di metri. Per essere naturale, è proprio figo!
Dopodiché andiamo alla ricerca delle cascate vere. Torniamo indietro verso nord sulla strada principale fino a Dominical per poi lasciare la costa e seguire il fiume verso l'entroterra. Per fortuna a Dominical ci siamo persi e abbiamo preso una stradina sterrata a sud del fiume invece di prendere la principale, quindi abbiamo dovuto fermarci a chiedere informazioni. Ci hanno mandato al centro informazioni di Dominical dove, anche se non erano molto simpatici, ci hanno spiegato come raggiungere le cascate camminando il meno possibile.
Dato che le cascate sono molto belle, i turisti in visita sono tanti. Infatti i proprietari del terreno si non attrezzati. Per poter accedere alle cascate è necessario comprare un biglietto in un moderno ufficio sulla strada principale e poi scendere lungo una stradina sterrata fino in basso alla valle. Dove c'è un grande posteggio sorvegliato e a pagamento. Tutti si fermano lì. A noi, nell'ufficio informazioni a Dominical ci avevano detto di continuare lungo la stradina fino a quando fosse stato possibile. Non ci avevano detto di comprare il biglietto ne tanto meno di lasciare la macchina al posteggio. In più, davanti al posteggio vi era un cartello che vietava l'accesso a chi non aveva il biglietto. Non avendo nessun biglietto abbiamo continuato.
Effettivamente la strada diventa subito stretta, dissestata e poco battuta. Si sale e si scende. Un 4x4 è indispensabile. Mettiamo alla prova la nostra Ssanyong ancora una volta. Dopo un paio di chilometri a passo d'uomo lungo questa stradina incontriamo un gruppo di ragazzi sulla via del ritorno e tra loro: Sarah! La ragazza Svizzera che abbiamo conosciuto a Montezuma all'inizio del viaggio e che abbiamo già rincontrato a Manuel Antonio. La incontriamo per la terza volta e per fortuna lei e due suoi amici ci danno i loro biglietti dicendoci che tanto nessuno li aveva controllati.
Continuiamo su e giù da ripide colline tra buche e sassi fino a quando davanti a noi dei grossi massi ci sbarrano la strada. Ok, questi sono troppo grossi anche per il nostro 4x4. Posteggiamo la macchina sul lato e ci incamminiamo consapevoli che ci siamo risparmiati qualche chilometro di camminata sotto il sole e felici di avere anche il biglietto. Coloro che posteggiano l'auto dove indicato devono poi camminare tutta la strada fino alle cascate, molto lungo, faticoso e totalmente inutile. La caviglia di Luca ringrazia.
Stavamo camminando da circa un chilometro quando davanti a noi appaiono due tucani e un altro volatile tanto bello quanto a noi sconosciuto.
Un'ultima salita ed arriviamo ad un grande cancello aperto dove un uomo controllava i biglietti. Grazie Sarah! Senza biglietti saremmo arrivati fino li per niente.
Camminiamo ancora un po' per raggiungere la meta. Finalmente arriviamo alle famose cascate di Nauyaca. Enormi e spettacolari. Sono divise in due sezioni, una sopra e una sotto. La camminata ne vale la pena, anche dal posteggio ufficiale.
Alla base delle cascate nella parte sotto si può nuotare e vi è addirittura un bagnino. Il quale ci ha chiesto di mostrare i biglietti una seconda volta. Grazie Sarah di nuovo!
Ci godiamo il posto magico e poco prima del tramonto ci avviamo sulla via del ritorno. La benzina scarseggia, non ci aspettavamo di fare tutta quella strada. Chissà se riusciamo a tornare sulla strada principale.
Anche i soldi scarseggiano, per fare benzina dobbiamo prima ritirare un po' di soldi. In zona, ne pompe di benzina ne banche, e il sole sta scendendo. Decidiamo che la priorità ce l'ha il tramonto, non abbiamo tempo per cercare una banca, fare benzina e andare a vedere il tramonto. Risaliamo la ripida stradina sterrata e torniamo a Uvita in tutta fretta e con il costante dubbio di rimanere a piedi. Rincorriamo il tramonto ed effettivamente arriviamo alla spiaggia di Uvita un po' in ritardo.
La spiaggia è parte del parco nazionale Marino Ballena ed è a forma di coda di balena. Durante il giorno si paga l'ingresso, ma nel tardo pomeriggio l'accesso è libero.
Dopo il tramonto andiamo a prelevare un po' di soldi e a fare benzina. Prima di tornare all'ostello ci fermiamo al supermercato per comprare la cena. Questa volta il menù prevede pollo, verdure e riso. Semplice ma delizioso.
L'assedio dei chicharros continua, anche stasera svolazzano a decine letteralmente come se non ci fosse un domani. Sbattono contro qualsiasi cosa gli capiti davanti, compresi noi.
Dopo cena, Olivia sfida il suo timore degli anfibi e prende in mano una rana. È il primo anfibio che tocca in vita sua. Mentre Mirco, prendendone uno in mano, si fa pisciare addosso da un rospo e scopre che quando quest'ultimi urinano rilasciano una quantità di liquido considerevole.
Rospi a parte, prima di andare a dormire ci imbattiamo in una rana particolarmente allungabile. Grande la metà di un rospo, quando salta i suoi arti posteriori si allungano così tanto che la lunghezza della rana triplica. Rimaniamo tutti di stucco.
È ora di andare a dormire, domani ci aspettano diversi chilometri di strada per arrivare a Agujitas.
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